La data non è ancora stata fissata, ma l’incontro tra Silvio Berlusconi e Pierluigi Bersanici sarà. Giovedì o venerdì al massimo, secondo lo staff del segretario dei democratici. L’ultima spinta alle larghe intese tra Pd e Pdl l’ha data ieri il presidente della RepubblicaGiorgio Napolitano, richiamandosi al passato e citando il 1976 della solidarietà nazionale: si trattava della marcia di avvicinamento del Pci al governo, con il “coraggio” di Berlinguer e Chiaromonte tra i protagonisti. Il capo dello Stato ha quindi criticato le campagne “dei moralisti fanatici” che finiscono per “distruggere la politica”, avvertendo i 5 stelle. Ma la posizione del Colle ha spiazzato Bersani, che continua a negare l’ipotesi del “governissimo“. E punta a limitare il dialogo alle riforme, chiedendo via libera al governo. Le distanze restano evidenti: per Repubblica Berlusconi vuole invece la presenza ministri dentro l’esecutivo Bersani, con un presidente della Repubblica condiviso. Oppure c’è la via dell’astensione, ma con il nuovo inquilino del Quirinale scelto dai “berluscones”. L’ultima strada, altrimenti, sarà quella del ritorno alle urne, tra il 30 giugno e il 7 luglio. Ma nel Pd gran parte del partito sembra spingere verso il Pdl.
Ad annunciare l’incontro con il segretario del Partito democratico è stato lo stesso Cavaliere. Berlusconi ha ribadito quelle che sono le sue richieste: “La posizione del Pdl e la mia posizione ormai le conoscono tutti gli italiani: dare subito un governo forte e stabile al Paese per assumere provvedimenti urgentissimi che si impongono per rilanciare l’economia”, ha ribadito il Cavaliere, in versione statista. Berlusconi ha anche rilanciato, parlando della necessità di “abbassare la pressione fiscale”. Il leader del Pdl non poteva quindi che apprezzare le larghe intese invocate da Napolitano, che sembrava proprio un rimprovero ai democratici, affinché scegliessero la strada del dialogo con Berlusconi per sbloccare lo stallo istituzionale nel quale l’Italia è piombata dopo le elezioni. Ma con i democratici, in attesa dell’incontro, le posizioni rimangono ancora lontane, nonostante le trame di metà partito. D’Alema dovrebbe incontrare Matteo Renzi per vagliare la posizione dei 51 parlamentari vicini al sindaco di Firenze, anche per vedere come si comporteranno in occasione dell’elezione del nuovo capo dello Stato. Un partito diviso aiuterebbe non poco le pretese del Cavaliere, indebolendo in modo ulteriore il progetto di Bersani. Con il segretario costretto a dialogare con il Pdl, sperando di limitare il discorso alle riforme, continuano a guardare però anche a quello che succede dentro il M5S di Beppe Grillo, nonostante i continui rifiuti.

L’uscita di Napolitano ha spiazzato non poco il segretario democratico, che insiste a rifiutare l’ipotesi del governissimo con Berlusconi. “La nostra proposta ormai è sul tavolo, sta a Bersani decidere di accoglierla o respingerla”, ha spiegato il Cavaliere ai suoi parlamentari. Repubblica delinea quelle che sono le richieste del Cavaliere per sbloccare la situazione. Il Cavaliere insiste per il governo di larghe intese, inserendo quindi i propri ministri all’interno del prossimo esecutivo. Con un presidente della Repubblica condiviso. Oppure, via libera al governo Pd, con un appoggio esterno: in quel caso però il successore di Napolitano sarebbe scelto dai “berluscones”:


«Alleanza di governo col Pd, con nostri ministri dentro, e un presidente della Repubblica condiviso indicato a quel punto da loro» è il primo paletto. E il nome gradito, non ne fa mistero Berlusconi, sarebbe quello di Giuliano Amato. Oppure, in alternativa, un governo Bersani, o comunque guidato dal Pd, che il leader Pdl potrebbe accettare di sostenere dall’esterno, «ma lasciando a quel punto a noi la scelta del presidente della Repubblica».

Nel Pd si prova a togliere tensione dall’incontro Pd-Pdl, con lo stesso Enrico Letta che ha spiegato che per ora si parlerà soltanto dell’elezione del nuovo capo dello Stato, con la necessità di trovare un accordo su un nome di garanzia. Ma ormai è chiaro come il passaggio con Berlusconi sarà decisivo anche in ottica governo. Berlusconi è ancora convinto che sia proprio Bersani l’ultimo “ostacolo” sulla via dell’intesa col Pd, che sembra sempre più spaccato dall’esterno. Ma punta la carta dell’incontro in prima persona, invece che affidarsi ai pontieri. In base a come andrà il dialogo tra i due leader, la manifestazione di sabato a Bari del Pdl prenderà un tono diverso. E il Pdl è pronto a fare le barricate, qualora Bersani preferisse continuare a prendere tempo. Con la prospettiva di puntare al ritorno anticipato alle urne.


Ma ci siamo chiesti qual è il prezzo di questo "inciucio"? Bersani ed il PD dovranno necessariamente rinunciare a qualsiasi normativa riguardante il conflitto di interessi, convergere con il Cavaliere su una candidatura gradita (o suggerita) a Presidente della Repubblica, non votare l'ineleggibilità di Berlusconi. Non è meglio tornare alle urne?