Il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi

"C'è un senso di disperazione che sta affliggendo tanti imprenditori. Serve un segnale forte per poter pensare ad una ripartenza dell'economia reale del nostro Paese". E' questa la richiesta del presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, in vista del Consiglio dei ministri che stasera dovrà varare il decreto sui debiti della Pubblica amministrazione.

Squinzi, a margine di un convegno, ha sottolineato: "Ci auguriamo che, alla fine, le ragioni delle imprese vengano riconosciute, perché è fondamentale. Le imprese stanno soffrendo disperatamente per mancanza di credito".

Nel provvedimento per il pagamento dei debiti della P.A., peraltro, al momento non sembra prevista la possibilità di aumentare l'addizionale Irpef regionale, anticipando a quest'anno la maggiorazione che scattera' nel 2014. L'ipotesi non sarebbe contenuta nel testo stasera all'esame del Cdm.

Il numero uno degli industriali non ha poi voluto commentare le indiscrezioni circolate sul decreto. "Stasera, dopo il Consiglio dei ministri, si conosceranno le decisioni. Siamo in una fase - ha detto - in cui non si può prendere una posizione precisa".

Le commenta, invece, Stefano Fassina, responsabile Economia del Pd: "Da notizie riportate da alcuni mezzi di informazione, la bozza di decreto per il pagamento dei debiti delle pubbliche amministrazioni verso le imprese, oggi in Consiglio dei Ministri, conterrebbe un'anticipazione della possibilità di aumento dell'addizionale Irpef dal 2014 al 2013. Se così fosse, sarebbe una misura inaccettabile sia nel
merito che nel metodo".

"Nel merito, - spiega Fassina - perché un ulteriore aumento di imposte aggraverebbe la pesante recessione in corso e annullerebbe gli effetti anticiclici dello sblocco dei pagamenti finanziato a debito. Nel metodo - prosegue - perché ieri il Parlamento ha approvato le risoluzioni sulla Relazione di aggiornamento del Documento di
Economia e Finanza nella quale non vi è alcun riferimento all'anticipo della misura ne' accenni sono stati fatti dai ministri auditi dalle Commissioni Speciali di Camera e Senato. Auspichiamo - conclude Fassina - che si tratti di errore e che il Governo confermi quanto contenuto nella Relazione vagliata dal Parlamento".