Sei anni di reclusione e interdizione perpetua dai pubblici uffici. E' questa la dura condanna chiesta per Silvio Berlusconi dal pubblico ministero Ilda Boccassini al termine della sua requisitoria al processo per il caso Ruby. Secondo la pubblica accusa, l'ex premier, che deve rispondere dei reati di concussione e prostituzione minorile, vista "la gravità dei reati commessi", non merita neppure la attenuanti generiche. "Nonostante gli attacchi che possiamo ricevere - ha proseguito il pm - siamo consapevoli che il nostro lavoro e il nostro rigore processionale emergono dalle carte processuali, come è giusto che sia". Un affondo al quale Berlusconi ha replicato così in una breve nota: "Non mi è stato possibile ascoltare la requisitoria. Ho letto le agenzie. Che devo dire? Teoremi, illazioni, forzature, falsità ispirate dal pregiudizio e dall'odio, tutto contro l'evidenza, al di là dell'immaginabile e del ridicolo. Ma tutto è consentito sotto lo scudo di una toga. Povera italia!". "La procura ritiene che è stato provato che l'imputato non solo era a conoscenza della minore età, ma ha fatto sesso con una minorenne", ha spiegato la Boccassini, che nel passaggio finale della suo intervento in aula ha anche rievocato il giorno della contestazione dei parlamentari del Pdl al Tribunale di Milano. "Il giorno in cui sono uscita dal Palazzo di Giustizia e ho visto un assembramento di persone che fanno parte delle istituzioni che volevano entrare nell'Aula del processo mi sono rifiutata di fare aprire la porta in attesa che il Collegio arrivasse e mi sono sentita smarrita perché non capivo le ragioni per le quali questi rappresentanti delle istituzioni avevano invaso il palazzo", ha ricordato. Se la condanna chiesta per il Cavaliere dalla procura di Milano è durissima, non meno pesante è la ricostruzione della vicenda processuale esposta in aula dalla pubblica accusa nel corso di una requistoria durata oltre quattro ore ed iniziata con un ritratto della giovane marocchina e delle altre partecipanti alle feste di Arcore (e in particolare Emilio Fede, Lele Mora e Nicole Minetti), la ricostruzione della notte di Ruby in Questura e la "bufala grossolana" sulla nipote di Mubarak. In poche parole, per Boccassini, le vicende emerse nel corso dell'inchiesta prima e del processo poi, rappresentano con ogni evenienza l'esistenza di "un sistema prostitutivo per il soddisfacimento dell'ex premier". Berlusconi, ricostruisce il pm, non poteva non sapere che Karima fosse minorenne, dal momento che Fede ne era a conoscenza: "Possiamo immaginare che una persona con cui aveva un rapporto di fedeltà come Fede non avesse detto a Berlusconi che aveva introdotto ad Arcore una minorenne?". E ancora, per il pm "non c'è dubbio che Ruby avesse fatto sesso con l'imputato e ne aveva ricevuto benefici". La ragazza, dal canto suo, è stata "vittima del sogno italiano" in negativo, quello che hanno "le ragazze delle ultime generazioni" i cui unici obiettivi sono "entrare nel mondo dello spettacolo e fare soldi". "Difficile poter credere che una ragazza possa avere mille euro in tasca facendo animazione, che vuole dire far ridere clienti stupidi". Ruby, secondo Ilda Boccassini, "è una giovane di furbizia orientale", "non ha come obiettivo il lavoro, la fatica, lo studio ma accedere a meccanismi che consentano di andare nel mondo dello spettacolo, nel cinema". Al centro del "sistema" Arcore tre organizzatori: Fede, Mora e Minetti. Quest'ultima si barcamenava in "un doppio lavoro". "Siamo di fronte a una rappresentante delle istituzioni che aveva un doppio lavoro - dice ancora il pm - consigliera regionale alla luce del sole e, non alla luce del sole, gestire le case delle 'olgettine'". Dalla ormai famosa notte di Ruby in Questura deriva quindi per Berlusconi l'accusa di concussione "perchè abusando della sua qualità ha fatto in modo che la minore ricevesse un indebito vantaggio non patrimoniale consistente nella sua fuoriuscita dalla sfera di controllo della polizia e per sé che non si disvelasse quanto accadeva nelle serate di Arcore". "C'era una batteria, quasi un apparato militare per proteggerla", ha ricostruito la Boccasini riferendosi ai funzionari di ps intervenuti, dopo la telefonata dell'ex premier, per rilasciare la giovane. "Possiamo credere a queste risibili dichiarazioni che tutto ciò è stato fatto per proteggere una povera ragazza?", ha chiesto retoricamente il pm. "A fronte di tutte le circostanze elencate", ha insistito, una persona non "si attiva in questo modo per una ragazzina conosciuta saltuariamente". Le telefonate dell'ex presidente del Consiglio in Questura, di conseguenza, sono servite, secondo il magistrato, a "coprire quello che accadeva durante le cene di Arcore" e la stessa concussione deriverebbe, secondo l'accusa, da questo intento. Nella notte tra il 27 e il 28 maggio "il pm Annamaria Fiorillo aveva autorizzato a trattenere Karima (vero nome di Ruby, ndr) in Questura fino al mattino successivo", sostiene ancora Ilda Boccassini ripercorrendo nella sua requisitoria le telefonate intercorse tra il magistrato di turno del Tribunale dei Minori e la funzionaria della questura Giorgia Iafrate. Le "pressioni" dell'imputato Silvio Berlusconi avrebbero poi costretto i funzionari della Questura ad agire diversamente, affidando Ruby a Nicole Minetti. "Avvilenti - prosegue Boccassini - le dichiarazioni della Iafrate che afferma che Fiorillo le aveva dato il suo consenso". E' invece "evidente e oltre ogni ragionevole dubbio che quella notte, a dispetto delle disposizioni di Fiorillo, la minore è stata consegnata a una prostituta tramite la Minetti, un rappresentante delle istituzioni". Una requisitoria fiume, quella pronunciata dalla Boccassini, non senza momenti di tensione. Come ad esempio quando afferma che alcuni testimoni "sono stati costretti a mentire", facendo scoppiare un battibecco con il difensore di Berlusconi Piero Longo. "Le persone che sono state sentite - ha insitito il pm - sono a libro paga di Silvio Berlusconi" e "sono state prostitute" e a differenza di ciò che sostiene Berlusconi, non sono state danneggiate dalle indagini. Silvio Berlusconi, secondo quanto ricostruito dall'accusa con le intercettazioni telefoniche, un biglietto sequestrato alla giovane marocchina e i prelievi fatti dall'ex premier su uno dei suoi conti, avrebbe versato poi oltre 4,5 milioni di euro a Ruby. La durezza della requisitoria di Ilda Boccassini sembra aver sopreso anche la difesa. Una richiesta di condanna "altissima per il fatto storico contestato", la definisce Nicolò Ghedini, il legale di Berlusconi. Il procuratore della Repubblica di Milano, Edmondo Bruti Liberati, rispondendo agli attacchi di Berlusconi e di altri esponenti del Pdl, in serata ha diffuso una nota spiegando che la Procura "non è intervenuta e non interverrà" su polemiche definite "pretestuose". "Il luogo del processo, come vuole il codice e la regola di civiltà e democrazia - si legge ancora - è l'Aula di giustizia nella dialettica tra accusa e difesa davanti al giudice".
Povera Italia schiacciata dal debito pubblico, soffocata dalla corruzione, dal malaffare, compromessa dalla disoccupazione e oppressa dal ventennio di reggenza di sua "sessuità" Berlusconi. Il quale da giorni con i suoi sodali si permette anche il lusso di propinarci la sua versione a reti unificate rilasciando dichiarazioni martellanti contro i giudici, esercitando così la solita pressione psicologica, arrivando addirittura a trasmettere, ancor prima della requisitoria, uno speciale televisivo per inculcare all’opinione pubblica una versione falsata dei fatti. La nostra Costituzione garantisce l’indipendenza della magistratura, purtroppo non quella dei mass media. Ed intanto, ogni giorno di più il "Bel Paese" diventa soltanto un ricordo...