Fabrizio Barca e Massimo Cialente


L’unica legge sul terremoto d’Abruzzo, ha sancito, nel 2009, risorse per la ricostruzione diluite fino al 2032, il limite dei 2miliardi alle banche resta stabilito in quella unica norma, che nessun amministratore ha mai cercato di modificare: ci si prova solo a fasi alterne, a seconda di come spira il vento delle elezioni o della politica.
Barca non ne ha saputo più di tanto di questo territorio, lo dice quello straccio di emendamento spinto da ministro, quando parla di seconde case in centro storico, ignorando il fatto, fanno notare alcuni tecnici, che lo Stato comunque finanzia le parti strutturali, quindi parlare di quei lavori nelle mani pubbliche è solo un abbaglio. Non si ci capisce più nulla e i soldi non ci sono, ma non c’erano neanche quando Barca a marzo, a braccetto di Cialente e della sua Giunta, rinfacciò agli aquilani un pessimismo cosmico. Quante volte Massimo Cialente, ci ha ripetuto quelle stesse parole?
Oggi si rimangia tutto e torna alla realtà.
Gli uffici hanno pratiche pronte per 300milioni di euro liquidabili, ma non le pubblicano sull’Albo Pretorio perché non hanno fondi, hanno solo 54milioni circa pronti per essere pagati, per cui far partire tutti i cantieri significherebbe solo non avere soldi a sufficienza per pagare le imprese.
La stessa delibera Cipe di dicembre, diceva chiaramente che i fondi sarebbero arrivati compatibilmente con le disponibilità a Roma, e di questi tempi, solo un affabulatore avrebbe potuto pensare a soldi certi ed immediati. Piuttosto la pubblica amministrazione del cratere ha fatto finta di non sentire, fin da quando il commissario Chiodi ammonì che i fondi stanziati per l’emergenza e per l’assistenza erano finiti, da quel momento avrebbero attinto dall’altro pozzo, quello della ricostruzione, anche per assistere.
Hanno continuato a spendere e a spandere senza fare i conti con l’oste.
Da Roma, avrebbero voluto una stima sui tempi della fine dell’assistenza, lo stesso Barca, ministro vicino a Cialente e seguaci, avvisò che avremmo dovuto fare una parola di meno, quando riuscì a far passare per un pelo quell’emendamento con cui decisero concorsone e finanziamento diretto.
Misero in quel modo la parola fine all’agevolato, con la benedizione di Massimo Cialente che sancì la fine della certezza dei fondi della Cassa Depositi e Prestiti e delle Banche, e il cambio di rotta fu confermato anche da Lolli, che ricordò a tutti quanto il Parlamento, in particolar modo la Lega, volesse il conto degli sprechi in Abruzzo.
E in effetti i miliardi piovuti su questo territorio, non si riescono proprio a vedere, per cui quando Cialente oggi scrive di dover continuare a pagare tre milioni di euro al mese per l’assistenza agli sfollati, senza mostrare il conto della sua politica gestionale, non fa certo un buon lavoro per la comunità.
Non riesce a dire infatti, né lo sostengono le Banche dati del Sed spa, quanti alloggi sono liberi, quante persone percepiscono l’autonoma sistemazione rispetto alle case vuote, e quale strategia abbia messo in campo per razionalizzare le esigue risorse. Su tutto, una cronica incapacità organizzativa al fare.
Quanto ritardo si registra nelle gare pubbliche, sui lavori per le proprietà comunali? E quanti fondi, giacciono non spesi per questi lavori?
Ne dia conto, Massimo Cialente, evitando di parlare di carenza di personale, visto che le assunzioni le ha condivise con Fabrizio Barca, con il quale ha ragionato sul concorsone, zittendo chiunque non fosse stato d’accordo.
Dimostri di aver saputo spendere tutto, fino all’ultimo cent, solo a quel punto, se si incatenasse per i diritti dei terremotati nessuno potrebbe dargli torto.