Per 1 solo voto! Berlusconi si salva ancora ma la sua maggioranza scricchiola pericolosamente sotto i colpi inferti dai movimenti di protesta contro la crisi, il rilancio del paese non solo da un punto di vista economico che non parte e lo scollamento ormai innegabile tra la base dell'elettorato ed i parlamentari"nominati" che lo rappresenterebbero a Montecitorio.
E' doveroso chiedersi a cosa serva una fiducia solo numerica, che non garantisce governabilità, tanto meno una visione unitaria e coesa sui provvedimenti necessari a risollevare le sorti di un paese barcollante, sull'orlo del precipizio.
Pericolosamente, ma anche sorprendentemente il destino del cavaliere è quanto mai vicino a quello del rais: chiusi nel bunker pur di conservare e preservare un potere che, non si rendono conto, hanno già inesorabilmente perso.
Berlusconi rimanendo a Palazzo Chigi non risolverà le contingenze del Paese, ma si occuperà come ha sempre fatto, delle sue personali vicende: legge sulle intercettazioni e processo breve.
Il paese però chiede la risoluzione delle problematiche che attanagliano la quotidianità di giovani precari, mamme, operai, cassintegrati, famiglie, anziani. Il paese lo chiede scendendo in piazza oggi. Non una piazza violenta, ma cosciente. Non una piazza piegata alla miope visione di ideologie anacronistiche, sovrastate dalla storia. Ma una piazza che vuole costruire il proprio futuro avendo come base una democrazia la cui pietra miliare, fondante, sia una giustizia sociale che equamente distribuisca onori ed oneri, pesi e contrappesi, diritti e doveri.
E' davvero scioccante come una intera classe politica sia così biecamente accecata dal delirio di onnipotenza dato dalla poltrona di potere tanto da non riuscire minimamente ad intuire la portata di quello che accade fuori dalla stanze ovattate di Montecitorio. Dietro alle urla, ai sit in di protesta, ai lanci di uova, ai cartelli sventolati al cielo c'è l'indigenza, la precarietà, la sofferenza, il dolore.
E' possibile che 945 parlamentari, (camera e senato), non riescano minimamente a restituire alla politica la funzione che le è propria? Ossia la risoluzione di problemi attinenti una collettività, l'arte di governare la società.
Ancora ieri sera da Mentana, Scilipoti sembrava un marziano: un linguaggio quasi accademico che in un "politichese" astruso cercava motivazioni di legittimità a ciò che invece, va condannato nel merito.
E' una intera classe dirigente, politica ma anche industriale, che interrogata sui provvedimenti necessari per uscire dal tunnel della crisi risponde in modo evasivo, incompleto, ambiguo. Oggi più che mai abbiamo bisogno di risposte che non siano elusive ma siano invece empiriche.
Risposte che applicate sul campo diano ragioni al precario, alla mamma, all'operaio, all'artigiano, agli industriali. A tutti quelli che tengono sulle stampelle un Paese azzoppato dalla miopia distorsiva del potere.
Una risposta seria che dia non dico la speranza o la fiducia (quella vera, conquistata sul campo, non comprata in offerta al Montecitorio Supermarket), ma un solo motivo per continuare a lavorare e vivere in questo paese.