Da qualche tempo a questa parte sono amministratore di un gruppo su facebook che si chiama "chiediamo noi i danni all'on. Silvio Berlusconi". L'idea mi ha folgorato, dopo aver ascoltato il nostro Presidente del consiglio candidamente annunciare in conferenza stampa ufficiale, a Palazzo Chigi, sede del governo, di voler chiedere un risarcimento danni allo Stato Italiano per le accuse mosse dal tribunale di Milano in merito al Ruby Gate.
Ascoltare il proprio premier, primo e più  alto esponente in carica, del governo della tua nazione minacciare di adire le vie legali per chiedere un risarcimento danni multi milionario è indecoroso, offensivo, ingeneroso verso il popolo italiano. Il gruppo su facebook nasce come risposta, solo fino ad un certo punto provocatoria, per chiedere una volta noi il risarcimento danni morali, materiali e psicologici. Tale richiesta soprattutto in merito alle promesse elettorali rimaste tali, dal 1994 ad oggi, alla perdita di credibilità a livello internazionale causa l'atteggiamento licenzioso del premier, lo sfacelo alla immagine a alla economia ottemperato ai danni delle istituzioni repubblicane, l'economia nazionale portata al dissesto senza interventi atti ad impedire o almeno a frenare la contingenza negativa, l'utilizzo personalistico della "cosa pubblica" per fini totalmente strumentali al bisogno individualistico e non collettivo. Ultimo, ma non per importanza, la disciplina e l'onore cui fa richiamo l'art. 54 cost. cui tutti i cittadini ai quali sono affidate funzioni pubbliche sono tenuti. C'è la volontà di proporre una class action per la richiesta di un risarcimento, che seppur simbolico, restituisca al politico berlusconi la adeguata dimensione storica e statura morale. Se volessimo dare una quantificazione economica quanto ci costa questa "impasse"? Quanto costa l'inerzia della politica di fronte alla crisi? Iniziamo dicendo che da ora fino alla fine del 2012 il Tesoro Italiano dovrà collocare 440 miliardi di euro sui mercati in titoli del debito pubblico. Una mancata collocazione avrebbe conseguenze devastanti soprattutto in termini di liquidità e solvibilità dello Stato Italiano. Infatti senza la possibilità di collocare i nuovi BTP sarebbe impossibile rimborsare quelli in scadenza con conseguente insolvenza verso creditori istituzionale e privati. Considerando che la perdita di credibilità dell'Italia sui mercati porta sempre più in alto gli spread (ossia i punti di interesse base di differenza sugli omologhi titoli tedeschi), un btp italiano ormai si vende solo garantendo rendimenti superiori al 6%. La conseguenza è una ulteriore spesa in interessi: si calcola che ogni punto in più costa circa 20 miliardi in tre anni, solo per i BTp decennali. Oltretutto il rapporto tra l'aumento degli interessi e la durata temporale peggiora mano mano che vanno a scadenza i titoli più vecchi venduti ad interessi più bassi. Per questo senza ulteriori pesanti interventi di imposizione fiscale il Tesoro potrebbe non avere la liquidità sufficiente non soltanto per onorare gli impieghi per interessi ma addirittura per far muovere la greve macchina dello Stato. Con uno spread di 500 punti, con rendimenti vicini al 7% è molto difficile che le banche italiane abbiano la possibilità di approvvigionarsi di liquidità, ponendo i titoli dei buoni del tesoro come garanzia, come accade invece oggi. Gli Istituti di credito non avrebbero inutilmente BTp italiani nel portafoglio azionario, vendendoli e determinando un ulteriore innalzamento dei tassi di interesse, situazione assolutamente insostenibile come sottolineato anche da Bankitalia. Se poi l'azione di salvataggio posta in essere dalla BCE (che ormai da luglio compra debito italiano per contenere entro limiti sostenibili gli spread sui bund tedeschi), venisse sostituita da quella del Fondo Salva Stati, l'impatto sul debito pubblico dei paesi europei sarebbe drammatico. Infatti mentre le quote di debito acquistate dalla BCE rimangono in carico alla banca stessa, nel caso di utilizzo del fondo salva stati il debito verrebbe ripartito tra tutti i paesi membri. Per l'Italia significherebbe aggiungere debito su debito in una spirale che sarebbe davvero fatale. Il sistema bancario verrebbe a sua volta travolto dalla perdita di capitalizzazione oltre che il dover pagare interessi sui bond emessi in linea con i tassi aumentati dei BTp. Il conto finale della corsa degli spread sarebbe intorno ai 100 miliardi di euro da aggiungere a quelli previsti dalle manovre estive. Senza l'incipit di un governo atto a governare il salasso sarebbe di 200 miliardi, più i 70 previsti dal governo per raggiungere il pareggio di bilancio nel 2013. I danni, ragguardevoli, provocati negli anni della mancata rivoluzione liberale, dal '94 ad oggi, da parte del governo guidato da Silvio Berlusconi aumentano sempre di più. Per ogni giorno speso, ormai indebitamente, a Palazzo Chigi drammaticamente il quadro delineato peggiora: perché dovremmo essere noi cittadini a pagare i costi di questa politica inerte? Chiediamo i danni all'on. Silvio Berlusconi.