Quello andato in scena ieri a Montecitorio è stata una teleSvendita indecorosa con Berlusconi  imbonitore cui nessuno più crede.  Lascia l'amaro in bocca per la doppia occasione persa: da un lato il premier avrebbe potuto dignitosamente mettersi da parte, dimettendosi, dimostrando di tenere al suo Paese, il Paese che (a detta sua) ama e, nessuno, gli avrebbe attribuito responsabilità in misura maggiore di quanto già non faccia la storia. Per altro verso, per una volta, il Parlamento Italiano avrebbe potuto dare un segnale di responsabilità, di dignità morale, di valori condivisi non solo tra i partiti, ma soprattutto con la gente, con il popolo dimostrando una coesione essenziale  in un  momento drammaticamente complesso come quello contingente.
Mi sarei aspettato  dalle opposizioni un discorso di alto profilo che tenesse in giusta considerazione le difficoltà quotidiane che ogni singolo cittadino ha da affrontare ogni giorno, da troppo tempo ormai.
Gli interventi, di Bersani, Casini dello stesso Di Pietro, (a parte la goliardica interpretazione da sit com di infimo livello, approssimativa e fuori contesto), son stati per l'ennesima volta intrisi dei temi di quella demagogia spicciola dell'anti-berlusconismo radicato, di cui francamente possiamo tranquillamente fare a meno. C'è bisogno di una una proposta concreta, che sia una risposta decisa al paese delle meraviglie disegnato dal premier. Tutti d'accordo con Tonino, abbiamo sorriso tutti, va bene. Ma poi?!?!? Chi in grado di una leadership forte invocata e subito smentita anche da Marchionne? Quale coalizione in grado di affrontare la sfida del pareggio di bilancio (prima del 2014, come i mercati chiedono a colpi di spread sui bund tedeschi) e del rilancio della crescita economica? Quale programma di governo per uscire dal tunnel di una crisi che dura ormai da tre anni?
Ormai anche i "piedellini" più affezionati, gli ultrà del cavaliere, sanno che il viale del tramonto è stato da tempo imboccato; ad  un passo dalla fine di una era, tant'è che l'intervento più applaudito dalla maggioranza in aula è stato quello del "delfino", segretario di partito, Alfano, successore designato. Magari quale buon auspicio in un momento in cui il cielo è nero e fosche nubi si addensano all'orizzonte.
Riguardo all'intervento di Berlusconi, a parte le solite fandonie sulla presunta solidità del sistema economico, finanziario e bancario italiano e l' immodestia nell'attribuire soltanto ai mercati la responsabilità di non saper cogliere le reali potenzialità espresse dal sistema paese condotto dal suo "buon governo",  (senza un benché minimo accenno alla attesa autocritica), quello che mi ha indignato profondamente è stata l'ammissione ingenua ma stizzita del suo conflitto d'interessi elefantiaco.
Lo ha ammesso gonfiando il petto e scandendo per bene le parole. Ha detto: “Non dimenticatevi che state ascoltando un imprenditore che ha tre aziende in Borsa. E che ogni giorno è nella trincea finanziaria”.
Mi chiedo cosa ci faccia tra i velluti del governo se ogni giorno sta in trincea a difendere le sue aziende e soprattutto se, in questo momento così drammaticamente concitato, stia parlando a nome del governo o delle sue aziende.
Imprenditore, tre aziende in Borsa, la trincea del lavoro: mai stato così chiaro. Con l’arroganza "integrativa"  della rivendicazione dell'inganno consumato a danno del popolo italiano fatta dal cumulo di macerie cui è ridotta l'Italia.  Senza vergogna, senza titubanza, in equilibrio sul baratro che la crisi ci ha scavato intorno, la stessa crisi che lui dapprima ha goffamente negato, poi maldestramente affrontato . Testimoniando con quelle due frasi irriverenti quello che i suoi "faccendieri di parole" tentano di negare in maniera impacciata ed inefficace da sempre.  La svolta liberista contro la politica liberticida delle sinistre,  il benessere promesso dalla economia di mercato del mondo globalizzato, la fiducia nel futuro, la prospettiva di un avvenire radioso per noi e per il nostro paese, il racconto ridondante di "una isola che non c'è", di una favola finita, forse mai iniziata. Questa la colpa, questo il grande inganno con il quale, anche ieri, Silvio Berlusconi, ci ha tenuto sotto scacco. Ma adesso, basta!