Incredibilmente gli spregiudicati investitori degli hedge funds, i fondi speculativi, detti anche fondi hedge, sono stati i primi che frettolosamente hanno disinvestito vendendo le proprie quote partecipative durante la crisi finanziaria che ha colpito il mondo industrializzato globalizzato negli ultimi anni, lasciando le maggiori perdite nelle mani dei piccoli azionisti dei fondi comuni di investimento.
Un recente studio ha rivelato che i detentori di significative quote di fondi speculativi, ai primi segnali di scarso rendimento dei titoli azionari in loro possesso hanno rapidamente venduto cercando di limitare le perdite.


Il  sell off,  ossia la vendita di titoli o di altri beni di investimento durante un periodo di ribasso delle quotazioni, per evitare perdite ancora maggiori è una situazione in cui si vende tutto indiscriminatamente, prodotti buoni e cattivi e in particolar modo si va a penalizzare tutto quello che era maggiormente salito negli ultimi mesi. Lo studio ha evidenziato come in concomitanza con la crisi borsistica mondiale le vendite totali degli hedge funds sono state ben tre volte superiori al totale delle vendite dei fondi comuni di investimento. Come conseguenza si è così registrato un ulteriore calo dei rendimenti dei fondi comuni rispetto a quelli speculativi con un deprezzamento maggiore dei titoli azionari in possesso dei piccoli risparmiatori i quali, loro malgrado, hanno dovuto sopportare le maggiori perdite inflitte dalla crisi finanziaria speculativa degli ultimi mesi.
"Il peso della caduta dei mercati finanziari mondiali è stato in gran parte sopportato dai piccoli risparmiatori", conferma Itzhak Ben-David, co-autore dello studio e assistente professore di finanza presso la Ohio State University Fisher College of Business. "Infatti, ai primi segnali di instabilità sui mercati, i possessori degli hedge funds hanno rapidamente ceduto quote in modo da limitare le perdite".
Ben-David ha condotto lo studio con Francesco Franzoni degli svizzeri Finance Institute e l'Università di Lugano e Rabih Moussawi di The Wharton School presso l'Università della Pennsylvania. I risultati, che saranno inclusi in un prossimo documento sulla rivista The Review of Financial Studies, sono stati una sorpresa per gli stessi  ricercatori. 
"Quando pensiamo a comportamenti speculativi, pensiamo sempre agli Hedge Funds, che sono sempre pronti ad approfittare di una crisi economica o di un crack finanziario per fini speculativi. Sono gli investitori sofisticati che trovano sempre il modo per trarre profitto da una situazione anomala, complicata, critica", dice Ben-David.
"Sorprendentemente abbiamo invece scoperto che hanno adottato il comportamento esattamente opposto durante questa crisi, uscendo frettolosamente dal mercato azionario e contribuendo, se ce ne fosse stata la necessità, a destabilizzare ulteriormente il mercato già sofferente causa le criticità rilevanti dei mutui sub-prime.
In particolare lo studio è stato effettuato incrociando i dati del totale delle azioni della Securities and Exchange Commission  ed un elenco di quote di hedge funds a disposizione dei ricercatori.
Incrociando i dati con le performance e la struttura dei pacchetti azionari  degli hedge funds e dei fondi comuni sono stati raccolte informazioni davvero importanti.
Focalizzando l'attenzione principalmente sull'ultimo trimestre del 2007, l'inizio della crisi, fino al primo trimestre del 2009, si è notato come i fondi speculativi hanno iniziato la vendita dei titoli ai primi segnali di crisi, riducendo già dall'ultimo trimestre del 2007 le partecipazioni in quote azionarie del 10%, arrivando nell'ultimo trimestre del 2008 a ridurre tali partecipazioni di ben il 30%.
Secondo lo studio, le vendite dei fondi comuni, nello stesso arco temporale, risulta essere inferiore di ben 10 volte.
La rapida uscita dal mercato ha aiutato certamente gli investitori dei fondi speculativi a limitare le perdite rispetto a quelle subite dai piccoli risparmiatori. Si rileva infatti che mentre per gli hedge funds il calo dei rendimenti trimestrali di quel periodo risulta essere - 1,82%, per i fondi comuni, nello stesso periodo la perdita si è assesta sul -7,22%. Ci si chiede come mai i possessori di fondi speculativi siano così rapidamente usciti dal mercato, senza nemmeno provare ad utilizzare a proprio vantaggio l'instabilità finanziaria in atto.
L'insider trading, a questo punto,  è più di un sospetto. Ben-David invece trova ragioni diverse: la prima è che i grandi fondi speculativi hanno finanziatori esterni, ossia prendono in prestito il denaro per grandi operazioni finanziarie. Ai primi segnali di rendimenti in calo, il ritiro dei finanziatori coincide automaticamente  con il ritiro degli hedge funds. Gli investitori sono davvero nervosi e alle prime notizie negative vanno in fibrillazione.
Altra ragione  sono le restrizioni imposte alla raccolta monetaria al di fuori del fondo. "Queste restrizioni sono per gli investitori un incentivo a correre più velocemente verso l'uscita dal mercato, se stanno perdendo soldi. Abbiamo scoperto che gli hedge funds che avevano queste restrizioni sono quelli che hanno disinvestito più rapidamente", ha detto Ben-David. 
Il fatto che gli investitori istituzionali siano pesantemente coinvolti in hedge fund ha avuto un ruolo importante", continua sempre il ricercatore. "Gli investitori istituzionali stanno gestendo i soldi degli altri - non i loro. Ciò significa che essi devono essere molto attenti nelle scelte degli investimenti. Non necessariamente vengono ricompensati se riescono in una speculazione vantaggiosa imprevista, ma potrebbero essere licenziati in caso di perdite ingenti".Nel complesso, i risultati suggeriscono che, almeno durante questo periodo, gli hedge fund hanno gestito la crisi in modo  molto diverso rispetto al previsto. A parte le giustificazioni di facciata l'ombra dell' insider trading si affaccia con prepotenza: per la loro posizione e le pressioni esercite sul mercato  o per la l' attività professionale svolta, gli amministratori dei fondi speculativi sono sicuramente venuti in possesso di informazioni riservate non di pubblico dominio (indicate come "informazioni privilegiate"). Simili informazioni, per la loro natura, gli hanno permesso di posizionarsi illecitamente  su un piano privilegiato rispetto ad altri investitori del medesimo mercato, in modo che a pagare fossero, come al solito, quelli senza responsabilità, senza informazioni e senza difese. Che ci lascino almeno il diritto di sapere...