Stanotte ho fatto un sogno. Poi mi sono svegliato e sono ripiombato nell'incubo. Scorrono i titoli di coda sul bel paese, sulla nostra ricchezza culturale e storica. Impotenti assistiamo alla moderna diaspora dei talenti imprenditoriali e delle migliori intelligenze che fuggono davanti al tragico tracollo della nostra democrazia tradita.
Tradita dai sogni liberisti, dal promesso "socialismo borghese" del "saremo tutti ricchi, famosi ed imprenditori". Traditi dalla odierna "madre di tutte le liberalizzazioni" pomposamente annunciata in una conferenza stampa inutile dati i provvedimenti inadeguati annunciati. Finirà come sempre per danneggiare chi alle 4 e mezzo del mattino maledice la sveglia, ingurgita un caffè bruciato e bollente e va a lavorare, a produrre, a "fare PIL".
Traditi dal sogno di essere o fare "l'America", come traditi furono i profughi tanto ben fotografati nel capolavoro cinematografico di Gianni Amelio.
Traditi anche da chi aveva promesso il rilancio del prestigio internazionale della nostra nazione, nelle relazioni fra potenti, non avendo da portare, però, in dote né materie prime, né forza produttiva, industriale o un mercato con forti capacità di assorbimento di beni durevoli. E poi proponendo una manovra finanziaria con tagli lineari che "linearmente taglia" la crescita e le residue speranze.  Anche i meno smaliziati giocatori dell'abusato "texas hold'em" avevano capito il “bluff”, figuriamoci i "rodati" operatori dei mercati finanziari globali. Ed infatti nonostante le "manovrine", le esternazioni, le rassicurazioni, i proclami e gli annunci il mercato ci ha condannati pesantemente, tanto da ridurci "knock out", al tappeto, inesorabilmente e senza appello, soprattutto con l'onta della sconfitta con disonore."
Già perché la vera notizia è che finiamo "commissariati", guidati da un governo tecnico sovranazionale che impone limiti e scelte, direttive e programmi. La sconfitta definitiva di Silvio Berlusconi, della sua arroganza da "Re Mida" e la sua viltà nel non riconoscere il proprio fallimento politico oltre che quello morale, umano. Già perché ora, come flash back improvvisi e radiosi, mi tornano alla mente i commenti di chi nei giorni dell'esplosione dello scandalo del Bunga-Bunga si esprimeva dicendo:"è la sua vita privata", "ma lasciatelo fare quel poveretto", oppure goliardicamente "beato lui!".
Nessuno , me compreso, ha espresso recriminazioni sui gusti o tendenze sessuali tanto meno su come utilizzasse il proprio tempo libero.
Il problema sostanziale, a parte la perdita di credibilità e d'immagine a livello istituzionale, come "Paese Italia" ma, aggiungerei come uomo, è il tempo, la concentrazione mentale e le forze sottratte ad individuare ed adottare misure e provvedimenti che potessero scongiurare la situazione recessiva, negativa contingente ed ampiamente prevista, facendoci piombare nell'incubo del default.
Ora la BCE detta tempi e regole, quelle che il nostro governo non ha saputo dettare: l'impressione è però che si assecondino maggiormente le ragioni della stabilità rispetto a quelle della crescita. Gli investitori, i governi degli altri Paesi, le autorità monetarie sono più preoccupati per i rischi di insolvenza sui titoli italiani, per il possibile contagio dell'instabilità finanziaria, per l'eventuale indebolimento dell'euro, di quanto lo siano per l'insufficiente crescita dell'economia italiana. Che invece rimane il problema sostanziale della sfiducia dei mercati.
Potrebbe anche non bastare la promessa di sostegno da parte della BCE attraverso l'acquisto di titoli di stato italiani per dare respiro alle disastrate "finanze italiche". A parte l'ovvio rimbalzo tecnico previsto per oggi, nel lungo periodo il "mostro del default" potrebbe nuovamente manifestarsi  scagliandosi, più feroce, più cattivo, se non interverranno provvedimenti di adeguamento strutturale atte a rilanciare la crescita.
Ma al di là delle responsabilità a livello istituzionale e di leadership del governo e della classe politica, tutta direi, forse anche del modello di sviluppo economico impostoci,  non possiamo prescindere dalla responsabilità oggettiva della nostra indifferenza, dalla nostra miopia politica, dalla approssimazione morale e di giudizio con cui abbiamo permesso lo sfacelo etico , il logoramento democratico, la dissoluzione dei principi ispiratori della costituzione repubblicana. Se abbiamo creduto a tutto ciò che ci è stato promesso, siamo degli ingenui. Se invece passivamente e nell'indifferenza abbiamo assistito allo smantellamento della nostra democrazia, allora siamo solo degli stolti.