Il 2013 sarà un anno da record per il Fisco. Secondo i calcoli effettuati dall'ufficio studi dei commercialisti, già con la manovra di metà luglio il carico fiscale avrebbe toccato la quota record di 44,04% nel 2014. Con l'inserimento del contributo di solidarietà, il peso delle tasse toccherà il 44,4% un anno prima (già nel 2013). Vette mai esplorate visto che solo due volte il carico fiscale aveva infranto il muro del 43%: nel 1997 (anno dell'euro tassa) e nel 2007 (con le misure di Visco e Bersani). A ciò si aggiunge il calcolo della pressione fiscale reale: per ottenerlo bisogna detrarre dal PIL la quota di sommerso. Sottraendo chi evade, il peso reale delle tasse sale al 51,9%. Ma si tratta di una stima del 2010, con la stretta arrivata nelle scorse settimane l'impennata del carico fiscale reale salirà fino al 53/54%.
Con un simile fardello fiscale sulle spalle sarà impossibile rilanciare lo sviluppo del paese. Lo afferma Claudio Siciliotti, presidente dei dottori commercialisti. "per rilanciare l'economia serve una riduzione del carico fiscale e senza tagliare la spesa pubblica. La manovra in cantiere chiede un ulteriore sacrificio fiscale a chi già paga le tasse: in una situazione di difficoltà si sta chiedendo di pagare di più a chi dichiara e non a chi possiede. Impensabile chiedere sacrifici costanti sempre agli stessi che pagano le tasse in un Paese che è al secondo posto al mondo per evasione fiscale".  Conclude Siciliotti:" bisogna abolire tutte le province, dimezzare il numero dei parlamentari, ritoccare le pensioni di anzianità più alte e tassare i patrimoni. Non è più accettabile che chi possiede venga tassato al 12,5% e chi lavora al 44%".
In effetti abbiamo bisogna di un Fisco equo, che lotti contro l'evasione dei grandi patrimoni, dei paradisi fiscali, delle aziende off-shore e dei metodi per il "lavaggio dell'IVA. Bisogna colpire i veri grandi evasori che fanno danno al Paese ed alla sua economia non i piccoli commercianti ed artigiani, pensionati e dipendenti soggiogati e soffocati dalla Equitalia che si abbatte sulle disastrate economie familiari come la scure del boia.
E' davvero arrivato il momento di pretendere di più dal governo e da questa classe dirigente: un "progetto Paese", pensieri lungimiranti ispirati a criteri di equità e giustizia, una visione ed una idea dello Stato meno onerosa, meno costosa, con meno sprechi ed improntata ad ideali di una reale equità distributiva del reddito. Se questa classe politica ne è all'altezza lo faccia, adesso, altrimenti che tornino a casa e permettano un ricambio generazionale, allo stato attuale delle cose mai stato più indispensabile.