Mentre in Italia sembra definitivamente tramontata l'ipotesi di tassare chi ha "scudato" capitali e si rincorrono per essere subito smentite le voci che vorrebbero nella manovra un nuovo scudo fiscale, altri paesi annunciano piani di rientro di capitali detenuti in paradisi fiscali con la prospettiva di ottime entrate.

E' il caso degli USA della Gran Bretagna e della Germania che con accordi internazionali mirati stabiliscono però regole ed aliquote ben più severe di quelle previste nel 2009 dal ministro Tremonti.
Allora offrimmo agli evasori la possibilità di far rientrare i capitali illegalmente detenuti all'estero, pagando una multa del 5%, aliquota salita al 6-7% con la riapertura dei termini.
Lo scudo ha permesso di far rientrare in Italia 97 miliardi di euro.

Decisamente più onerosa la richiesta di Londra verso chi tra il 2003 ed il 2010 ha deciso di portare i propri soldi in Lichtenstein. La tassa prevista è infatti pari al 25% dei capitali esportati.
Da questo accordo gli inglesi mirano a recuperare in 4 anni circa 9 miliardi di sterline.
Seguendo l'onda il governo britannico ha esteso l'accordo che dovrebbe entrare in vigore nel 2013,  anche alla vicina Svizzera.

Tale accordo è la fotocopia di quello già in essere tra Svizzera e Germania e prevede che i cittadini britannici non residenti in Svizzera ma che detengono posizioni bancarie nella confederazione elvetica saranno chiamati, per regolarizzare la propria posizione, ad un pagamento di un contributo una tantum ed una imposta sulle plusvalenze realizzate oltre manica.
In particolare l'aliquota sarà del 27% per i redditi da capitale, del 40% per i dividendi, del 48% sugli interessi percepiti. Le banche non saranno obbligate a svelare l'identità dei clienti. La Svizzera verserà un acconto di 500 milioni di franchi, che verranno restituiti man mano che i capitali verranno regolarizzati.

In cambio Berna ottiene condizioni di favore per le attività dei propri gruppi bancari operanti nel Regno Unito.
Chi replicherà lo scudo del 2009 è invece Washington.

A marzo si è aperta una nuova fase che si concluderà a fine agosto e che prevede multe più salate. I contribuenti americani che detengono illegalmente capitali all'estero pagheranno una multa del 25%. Per le cifre inferiori ai 75,000 dollari l'aliquota scende al 12,5%.
Non solo, i contribuenti saranno costretti a pagare anche gli interessi sulle tasse evase nel periodo contributivo 2003-2010.
Visto che siamo sempre Esterofili, non potremmo esserlo anche per combattere sul serio l'evasione fiscale?
Ma se il primo evasore siede a Palazzo Chigi (64 aziende off-shore riconducibili al Cavaliere) e addirittura il ministro dell'economia evade la tassazione sulle locazioni pagando l'affitto in nero, sembra pretestuoso ed utopistico pensare di risolvere le problematiche contingenti con provvedimenti ispirati dalla razionalità.