E' vero rischio "default". I tanti nodi politici non si sciolgono, anzi la situazione si complica ogni giorno di più. E a solo quattro giorni dalla fatidica scadenza del 2 agosto, quando gli Stati Uniti potrebbero fare seriamente "default", il tempo non volge al meglio. A mettere il bastone tra le ruote al piano annunciato da Obama sono i Repubblicani. Ma anche tra loro è un continuo tintinnio di sciabole. Il piano, infatti, presentato da Boehner, per aumentare il tetto del debito Usa, non ha raccolto i voti sufficienti per l'ok della Camera, a maggioranza repubblicana.
Un risultato che era già atteso ieri. Ma il voto è saltato a causa delle difficoltà interne al partito e lo stesso Boehner ora è una figura messa a rischio. E' per tutti molto chiaro che il tentativo dello speaker di raccogliere maggiori consensi attorno al suo piano è stato giudicato insufficiente da alcuni membri del suo partito. Eppure, a tradirlo è stato il Tea Party: il movimento anti-tasse, contrario dall'inizio al piano sulla riduzione del deficit che sembra ora dettare legge e che, sostanzialmente, rischia di far finire il partito nel caos. Il Congresso è alla ricerca di un possibile compromesso per uscire dallo stallo totale. Il piano prevede in sintesi 65 miliardi di dollari in più di tagli, pari a un limite di spesa di 917 miliardi di dollari in 10 anni, nonché un aumento del tetto del debito di 900 miliardi di dollari, che costringerebbe i parlamentari a rivedere il tetto nel 2012, nel bel mezzo della campagna elettorale. Il presidente Obama ha già detto che eserciterà il suo potere di veto se la legge dovesse passare e il leader dei democratici al Senato, Harry Reid ha assicurato che la legge verrà bocciata al Senato, dove i democratici hanno la maggioranza. La situazione di stallo che indebolisce Boehner agita la casa Bianca, che teme di perdere l'interlocutore che solo pochi giorni fa era vicino a un accordo con il presidente. La tensione sale con l'avvicinarsi della scadenza determinata dal Tesoro che lavora comunque a un piano d'emergenza per evitare il "default". I dettagli potrebbero essere diffusi nelle prossime ore ma secondo indiscrezioni, il Tesoro senza un accordo entro il 2 agosto deciderà le priorità nei pagamenti, dando la precedenza ai creditori. A chiedere un accordo sull'aumento del tetto del debito in settimana è Wall Street che, in una lettera a Obama, invita a raggiungere una soluzione per evitare un default che avrebbe un «impatto grave» sull'economia «peggiorando una condizione già difficile». Gli amministratori delegati di 14 banche, fra i quali i numeri uno di JPMorgan Jamie Dimon e Goldman Sachs Lloyd Blankfein, mettono in guardia dai rischi di una mancata azione sul debito. La Casa Bianca segue gli sviluppi a Capital Hill e continua a essere fiduciosa su un compromesso. «E' interesse di tutte le parti che il Congresso agisca» sull'aumento del tetto del debito: «siamo fiduciosi perché riteniamo che gli americani abbiano detto chiaramente che vogliono un compromesso e c'è tempo per un compromesso giusto afferma il portavoce della Casa Bianca, Jay Carney, sottolineando che «non ci sono grandi chance di un accordo ampio» per la riduzione del deficit e del debito. L'obiettivo del presidente Barack Obama è «tutelare l'economia». Se il Congresso ritenesse di aver bisogno di più tempo per un accordo potrebbe inserire una clausola nel progetto per gli stanziamenti militari, già approvato dalla Camera, ed estendere la scadenza.