Il panorama della informazione televisiva italiana è ormai desolante. I partiti politici  ma anche le lobbies economiche e finanziarie sanno bene che una opinione pubblica "addomesticata" rende più facile detenere e mantenere determinate posizioni di potere privilegiate. L'opinione pubblica è fondamentale per la stabilità di un sistema, e nel nostro sistema viene formata attraverso il bombardamento mediatico. Per mantenere la stabilità, nell'attuale assetto politico-economico, occorre che l'opinione pubblica sia piegata a ciò che è funzionale al sistema e non apprenda alcune verità. Ciò rende il potere mediatico notevolmente importante. Il controllo da parte del potere avviene oggi all'interno delle nostre case, attraverso la Tv. La manipolazione dell'informazione è sempre più sistematica, progettata per essere efficace e per rimanere nascosta agli occhi dei cittadini. Le agenzie internazionali (americane, europee o giapponesi) che forniscono le informazioni, sono supportate da agenzie di propaganda, soprattutto americane, che pianificano non soltanto cosa rendere noto ma soprattutto "come" dare informazione. La quantità di notizie viene sfoltita e ridotta al 5/10% del totale.  

La verifica delle fonti e l'utilizzo del senso critico sono ormai capacità atrofizzate dall'assumere passivamente il punto di vista delle poche agenzie che informano centinaia di paesi, come la Adnkronos e l'Ansa. Considerando come assolute alcune fonti e ignorandone altre, l'informazione è già alterata in origine, derivando da un unico punto di vista, che nel contesto appare oggettivo.  Di tanto in tanto, nei nostri Tg, appare qualche debole critica, ad esempio contro il governo statunitense. Si tratta delle cosiddette “fessure controllate”, cioè critiche fatte ad oc per generare fiducia nel Tg, ma che risultano vaghe e discordanti.
Alcune notizie assumono nei Tg un certo rilievo, soprattutto quelle che evocano emozioni. Suscitare associazioni emotive e commozione è diventato uno degli scopi principali dei Tg. I fatti di cronaca, specie se si tratta di delitti contro bambini, si prestano a questo scopo, e quindi talvolta occupano uno spazio ampio dei telegiornali. Si tratta di un modo per distrarre l’attenzione pubblica da altri fatti assai più importanti per la vita dei cittadini. In altre parole, vengono amplificate notizie (di solito di cronaca o relative ad uno specifico problema) che non mettono in pericolo il sistema, per evitare di trattare altri argomenti "scottanti" e pericolosi per l'assetto che i politici hanno il compito di proteggere. Ad esempio, pensiamo allo spazio informativo dato per la cronaca nera (delitti di Melania Rea o Sarah Scazzi), oppure sulle stragi del sabato sera o le notizie meteorologiche (il tg1 addirittura da qualche mese con una giornalista dedita all'argomento che presenta più di un servizio).  Certo Minzolini nel'arte dei servizi giornalistici atti alla  Distrazione di Massa è un vero maestro: memorabili rimangono i servizi "I consigli per difendersi dai serpenti ",  "Come difendersi dal freddo: copritevi e non uscite di notte" e  soprattutto "I vasetti per la pupù dei bimbi alla moda"!!!
Tutto ciò almeno fino a ieri. La polemica interna che ha scosso il cda Rai, tra il direttore del tg1 Minozlini ed il Presidente della Rai Garmiberti è segno che qualcosa si sta muovendo nelle coscienze degli italiani e nella loro sete di informazione libera. Si registra un costante e  sempre più marcato distacco dalla informazione tradizionale e l'approccio, grazie alla rete, ad una informazione scevra da condizionamenti politici, dalle lottizzazioni partitocratiche e dalle dispute clientelari. Ormai solo lo "sbadato" Presidente della Rai non si era accorto della fuga dei telespettatori verso lidi di informazione libera e consapevole.
Così ieri in mattinata si consuma il dramma: inizia a circolare la voce che nell’ordine del giorno del Cda Rai convocato per domani mattina (oggi, ndr) verrà effettuato un esame delle «performance editoriali e dei dati di ascolto» delle reti e delle testate, dunque i Tg, dunque anche il Tg1, da tempo nel mirino dell’opposizione. Passa qualche ora ed è lo stesso presidente della Rai a confermare la circostanza. Il calo degli ascolti del Tg1 al 20,6% è «un problema molto serio» dice Garimberti, in commissione di Vigilanza. Garimberti sostiene di non essere preoccupato del fatto che il Tg5 la scorsa settimana abbia battuto con il 20,9% il Tg1, ma che il Tg1 sia al 20,6%. «Questo significa che lo spettatore percepisce che l’informazione non è completa e adeguata alla rete ammiraglia», sottolinea, per poi aggiungere che nel Cda di giovedì prossimo si rifletterà sul problema che «riguarda anche Rai 1».
Naturalmente Minzolini non esita a replicare alla stoccata presidenziale. «Se fossi in Garimberti, mi preoccuperei più della Rete, di Rai 1. Se il Tg1 ha perso nove punti dal 2008 ad oggi - argomenta - la rete in prima serata ne ha persi 16, cioè quasi il doppio. Ed è quindi evidente che tutto questo non può non ripercuotersi anche nei dati del Tg. Faccio un esempio: se andiamo a prendere i dati di giugno 2011 e li confrontiamo con quelli di giugno 2010 rispetto a trasmissioni, fiction ed edizioni del Tg più ascoltate, ci accorgiamo che in questa Top Ten, se lo scorso anno erano presenti 3 edizioni del Tg1, quest’anno ne sono presenti 6, e le altre 4 non sono produzioni di Rai1, ma avvenimenti sportivi curati da Raisport». «Se poi vogliamo parlare ancora, ma sono stufo, del rapporto con i nostri diretti competitor, ricordo - fa notare il direttore - che noi quest’anno abbiamo perso solo due volte, nel confronto. Lo scorso anno una volta sola, dando vita a una performance che tocca tornare al 1999 per averne una uguale. Nel 2009, invece, il Tg1 ha perso 25 volte. Mentre nel 2008 ha perso 4 volte, nel 2007 quattro volte, nel 2006 diciotto volte, nel 2005 settanta volte, nel 2004 quindici volte, nel 2003 ventiquattro volte, nel 2002 centoventotto volte, nel 2001 trentadue volte, nel 2000 sei volte e nel 1999 una volta. Questo - conclude Minzolini - solo per dire come la faziosità spesso faccia scherzi alla memoria». C’è spazio per una breve controreplica di Garimberti: «Minzolini, invece di dare consigli agli altri su come fare il loro lavoro, si preoccupi di fare bene il suo, dei contenuti del suo tg e dei risultati che sono sotto gli occhi di tutti». Subito rintuzzata dall’ex inviato de La Stampa: «E Garimberti pensi a fare il presidente... di tutti».

Noi chiosiamo con l'augurio che l'informazione sia libera per tutti gli italiani: una informazione libera è il primo segno distintivo di una democrazia moderna e matura.