La speculazione finanziaria non necessariamente deve essere intesa come il male assoluto. Normale che nel gioco delle parti investitore/società quotata si cerca, come in qualsiasi altra forma di commercio, di spuntare un prezzo più basso per massimizzare la profittabilità dell'investimento azionario.

La crisi finanziaria di questi giorni  è causata essenzialmente dalla cronica bassa crescita economica del nostro paese, dagli scandali quotidiani dei politici corrotti, dall'inerzia del governo nell'approvare provvedimenti e riforme quanto mai necessari; ma anche a livello internazionale, dalla insicurezza mostrata dall'Europa nell'affrontare e risolvere le difficili condizioni economiche in cui versano Grecia, Portogallo, Irlanda ed ora Spagna ed Italia.
Se aggiungiamo l'allarme lanciato da Moody's e Standard e Poor (agenzie di rating) che hanno declassato il debito italiano si arriva ad oggi: i mercati temono l'insolvibilità del debito italiano, gli speculatori vendono, (anche allo scoperto) per riacquistare a livello di prezzo più convenienti.
La risposta del governo e di Tremonti però è tradiva ed insoddisfacente: se è vero come è vero che si scrive una manovra finanziaria con l'urgenza del decreto legge per rimandare gli interventi a data da destinarsi...
Forse, eufemisticamente le priorità  della classe politica son legate al lodo Mondadori e agli scandali Papa e Milanese.

Ma tutto ciò ha un costo e non irrisorio: lo spread tra il BTP italiano ed il Bund ha raggiunto i 300 punti. In termini economici è quantificabile in un aggravio sugli interessi passivi sul debito di 8-10 miliardi nel 2012, da aggiungere evidentemente alla manovra Tremonti in fase di approvazione.

C'è poi da aggiungere che questa crisi non viene da lontano (come spesso si sente dire), tanto meno è colpa di instabilità internazionali o altro, o almeno non soltanto: la crisi sicuramente ha una portata internazionale ma l'Italia paga l'inerzia con la quale ha negli ultimi affrontato il problema della bassa crescita economica. Aumentando il prodotto interno lordo crescono le entrate fiscali e lo Stato ha le risorse per ridurre il debito. Se l’economia cresce, (come sta accadendo in Italia), meno dell’inflazione, i conti pubblici non possono che peggiorare, e il debito aumenta. Invece si è fatto poco o nulla per il rilancio di produzione industriale e consumi che avrebbero aiutato il PIL ed oggi, al contrario di quanto sostenuto da Berlusconi & C., affrontiamo la crisi peggio degli altri paesi che in fase di espansione economica sono cresciuti ed hanno investito per rilanciare la crescita.  Noi invece, negli scorsi anni, approfittando dei bassi tassi di interesse abbiamo ulteriormente appesantito il debito pubblico ma non per investire, bensì per finanziare la spesa corrente. Tutto ciò, sommato alla difficoltà dell'Europa dei 27 nel prendere una posizione comune per affrontare la crisi con decisione fa sì che oggi l'Italia si trovi in balia della speculazione finanziaria, la "tempesta perfetta" che ha già travolto Grecia e Portogallo.

E purtroppo l'esperienza ci insegna che negli altri paesi, quando è partito l'attacco ai mercati finanziari da parte degli speculatori il processo è risultato inarrestabile. Inutile quindi augurarsi che l'attacco al debito italiano si risolva in pochi giorni, come una fiammata.

C'è bisogno di un ritorno a fare politca: occuparsi della cosa pubblica prima di qualsiasi altro interesse. E' auspicabile che l'intervento di Napolitano possa portare il governo e l'opposizione a trovare l'intesa sul da farsi: ci vuole una svolta politica per dare l'idea di un paese che reagisce, cambiare l'immagine sui mercati, determinando un recupero della credibilità sulla solvibilità del debito.

Una convincente terapia di severi tagli di spesa pubblica e misure per la crescita. In fondo la Germania cresce, significa che se si opera correttamente la crisi non è insuperabile.

Prima di tutto però bisogna mettersi al lavoro in modo serio ed avveduto, assumendosi la responsabilità anche di scelte impopolari, prese però per il bene di tutti. Avendo in mente il bene del nostro paese e non le elezioni eventuali da vincere nel 2013. Anche perché, diversamente,  in quel dì, vedremo il mondo (e l'Italia) con occhi sicuramente diversi...