L'ultimo comma dell'articolo 37: nelle pieghe della manovra un'altra norma ad personam per il presidente del Consiglio e le sue aziende. Viene infatti deciso lo stop in appello all'esecuzione delle condanne civili che superino i dieci milioni di euro e stop in Cassazione per quelle che vanno oltre i 20 milioni, in cambio di una idonea cauzione. Due modifiche al codice di procedura civile che potrebbero influire anche sull'attesa sentenza d'appello del tribunale civile per il Lodo Mondadori, prevista per la fine di questa settimana. Fininvest in primo grado era stata condannata a risarcire con 750 milioni di euro la Cir di Carlo De Benedetti, presidente del Gruppo Editoriale L'Espresso.La bozza aggiunge infatti un comma all'articolo 283 del codice di procedura civile che parla dei provvedimenti sull'esecuzione provvisoria in appello e che prevede che il giudice dell'appello, "su istanza di parte quando sussistono gravi e fondati motivi sospende in tutto o in parte l'efficacia esecutiva o l'esecuzione della sentenza impugnata, con o senza cauzione". Il comma aggiuntivo che sarebbe spuntato nella manovra economica recita: "La sospensione prevista dal comma che precede è in ogni caso concessa per condanne di ammontare superiore a dieci milioni di euro se la parte istante presta idonea cauzione".

Il lupo perde il pelo ma non il vizio....recita l'adagio popolare.
Siamo di nuovo di fronte al macroscopico conflitto di interesse di cui tanto si è parlato negli scorsi lustri ma cui nessuno si è preoccupato di mettere mano, men che meno la sinistra quando, a capo dell'esecutivo con Prodi, ne avrebbe avuto l'occasione.
Un nuovo strappo inferto da Silvio Berlusconi alla traballante democrazia italiana, una nuova legge ritagliata "ad misuram" sulle fattispecie giuridiche, economiche e politiche dell'inquilino di palazzo chigi.
Una democrazia sotto assedio da parte di un "padre-padrone" che violenta le libertà, le aspirazioni ed i sogni di crescita di un paese in cerca di una identità perduta da ormai troppo tempo. Ed anche quella parte di italiani, tanti purtroppo, che gli hanno dato il voto e la fiducia, ormai gli girano le spalle: abbiamo capito ormai tutti che la celeberrima svolta democratica e la rivoluzione liberale sono soltanto spot propagandistici, demagogia esiziale, grida da regime, buoni per vincere le elezioni, una volta, ma non per governare un paese e la sua crisi.