"We are sorry for the serious wrongdoing that occurted" (ci scusiamo per i gravi torti che sono stati fatti), firmato: "In fede, Rupert Murdoch". Con questa frase che campeggia a tutta pagina oggi News international, la filiale britannica di Newscorp del tycoon australiano si è comprata uno spazio pubblicitario sui giornali britannici chiedendo scusa a lettori e cittadini per la vicenda delle intercettazione al centro dello scandalo che sta travolgendo l'impero mediatico di Murdoch sulle due sponde dell'atlantico.
"Mi rendo conto che le semplici scuse non sono sufficienti", prosegue il messaggio. "La nostra attività era fondata sull'idea che una stampa libera e aperta debba essere una forza positiva nella società. Ma dobbiamo esserne all'altezza". "Nei giorni a venire, man mano che compieremo passi concreti per risolvere questi problemi e porre rimedio ai danni che hanno arrecato, sentirete ancora parlare di noi. in fede, Rupert Murdoch", si conclude il messaggio contenuto nello spazio pubblicitario. Ieri la bufera sul gruppo editoriale di Murdoch è costata il posto a due degli uomini chiave, dei più fidati collaboratori di Murdoch: l'amministratore delegato di New International, Rebekah Brooks, e il suo predecessore, Les Hinton, fino a ieri ad di Dow Jones, entrambi dimissionari.
Semplice? fin troppo. Vano, superfluo, può darsi. Ma nel tempo dei faccendieri burattinai di potere, e delle contraddizioni di magistrati-ricettatori, nei giorni del premier lussurioso, egoico ed avido accentratore di potere personale e politico, tanto da far un uso personalissimo della "res" pubblica, forse la forza di fare pubblica ammenda e, soprattutto, di rassegnare le proprie irrevocabili dimissioni, non è cosa trascurabile.
Così come non è trascurabile l'appello fatto dal Presidente Obama ai Repubblicani e al popolo americano intero: “dobbiamo lavorare insieme”. Ammette le “differenze reali« che esistono ancora fra Democratici e Repubblicani, ma è ottimista: »la buona notizia è che su alcune cose importanti siamo d’accordo”, mettere i conti pubblici in ordine e questo richiederà alcuni sacrifici politici.

La messa in sicurezza dei conti è stata valutata in un taglio del debito di 4.000 miliardi di dollari spalmato su 10-12 anni. È lo stesso presidente a indicare oggi il terreno sul quale si può cercare una convergenza fra democratici e repubblicani che hanno la maggioranza alla Camera dei rappresentanti: “Ritengo che abbiamo bisogno di un approccio bilanciato. Questo significa tagliare sui programmi interni e su quelli della difesa, affrontare le sfide di programmi quali il Medicare (il programma di assicurazione sanitaria per gli ultra 65enni e coloro che rientrano in alcune categorie) così da rafforzarli e proteggerli per le future generazioni. E significa anche tagliare le spese per gli sgravi fiscali e le deduzioni per i più abbienti”. “Con i conti sistemati – ha aggiunto Obama – il Congresso si troverà in una posizione più forte per concentrarsi sulle misure per creare posti di lavoro. E le aziende non si troveranno più nell’incertezza di un eventuale default degli Stati Uniti e avranno maggiore fiducia per investire e creare posti di lavoro”.
“Abbiamo un’occasione straordinaria – ha concluso – e rara per andare avanti e assicurarci che il governo viva a seconda delle sue possibilità, di mettere l’economia su un terreno più stabile e di continuare a investire in quello che è necessario per la prosperità futura”.


Presentare pubblicamente le proprie scuse, ammettere i propri errori, fare pubblica ammenda cospargendosi il capo di cenere ed avendo il riguardo di togliere il disturbo, dimettersi da qualsiasi funzione o pubblico incarico, perchè non all'altezza del prestigio istituzionale della posizione assunta. Chiedere uno sforzo comune alla nazione, partendo dal chiedere un impegno nettamente più gravoso ai ceti abbienti, alla politica, ai più facoltosi a chi, per merito o per fortuna, vive in una posizione maggiormente agiata rispetto al ceto medio-basso.
Tutte cose che suonano aliene al nostro orecchio e a quello della nostra classe politica, che non conosciamo, che non conoscono, se non a nostra e a loro "insaputa"! 
Casi in cui le scuse così come le dimissioni sarebbero semplicemente un atto dovuto nel rispetto della funzione ricoperta, nel rispetto della nazione, del popolo sovrano, del prestigio internazionale, dell'interesse della collettività, dell'affermazione di principi e valori morali ispiratori della vita di un uomo....
Esser uomo, avere valori morali sani cui ispirarsi....son dettagli che non sono affatto trascurabili.
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