Ancora qui a commentare l'orrore. Ancora qui a commentare una inaudita strage di innocenti. Ancora qui, increduli, con la pelle d'oca a chiederci il perché un bel ragazzo norvegese di 33 anni possa scatenare la sua ira funesta, la rabbia covata, la furia cieca su persone qualsiasi, la cui unica colpa è quella di trovarsi nel posto sbagliato, al momento sbagliato. Perché il terrorismo di destra vomita ancora il suo orrore dal cuore marcio del nazismo e della xenofobia più becera, più disumana? La domanda, inevitabilmente, cade nel vuoto, senza una risposta plausibile.

Prima le esplosioni che hanno devastato l’area di governo ad Oslo, investendo gli uffici del premier, Jeons Stoltenberg, e altri sedi del governo (almeno 7 vittime); poi appena due ore dopo, la folle sparatoria sull’isola dove erano riuniti circa 560 adolescenti (tra i 13 e i 15 anni), ma anche ex politici del Partito laburista alla guida del governo e dove era atteso lo stesso premier. Almeno un’ottantina di vittime sono state proprio lì, nell’idilliaca isoletta nel fiordo a una trentina di chilometri dalla capitale. Il bilancio ancora non è certo e la stessa polizia ha detto che potrebbe aumentare. Fonti ospedaliere parlano di oltre un centinaio di feriti e la banca norvegese del sangue ha chiesto alla popolazione di donare il sangue.

L’uomo, che è stato successivamente arrestato ed è norvegese, si è avvicinato vestito da poliziotto dicendo, secondo vari media norvegesi, che era stato inviato come rinforzo dopo quello che era accaduto ad Oslo; ed invece poco dopo ha cominciato a sparare all’impazzata. I giovani hanno cercato di fuggire tra i boschi e alcuni si sono buttati anche in acqua nel tentativo di salvarsi.

Come non pensare, di fronte ad atti terroristici di tale portata alla Shoah, alla mano nazista e criminale che, partendo da un complesso e preordinato insieme di azioni criminogene antisemite, arrivò fino all'orrore del genocidio programmato perseguendo la cancellazione del popolo ebreo.

Sembrerebbe che la matrice del duplice attentato ad Oslo abbia radici nel movimento neonazista che scatena la propria ira verso gli immigrati di colore e di religione musulmana. Troppi gli episodi occorsi negli scorsi anni in terra di Norvegia (diversi omicidi con vittime di colore e condanne di neonazisti) per non far correre immediatamente il pensiero ad un movente di estrazione xenofoba.

Certo è che niente sarà più come prima per la "penisola" di felicità che la Norvegia era, fino a ieri. Ora che anche qui il terrorismo ha apposto la propria firma del terrore. Tremo al pensiero che la città che assegna il Premio Nobel per la pace assomigliasse, ieri, ad un campo di battaglia.

Ma il terrorismo si nutre e produce "terrore", cerchiamo di non farci sopraffare, guardiamolo in faccia il terrore, non vogliamo e non possiamo essere sopraffatti dal germe dell'intolleranza.