«Non sento di essere suo padre. Come ha potuto andare lì e uccidere così tante persone innocenti, e pensare che tutto è ok? Avrebbe dovuto togliersi la vita anche lui». Così Jens David Breivik, il padre di Anders Behring Breivik, autore del duplice attentato del venerdì scorso in Norvegia. In un'intervista al quotidiano svedese Expressen il padre di Breivik ha raccontato di aver saputo degli attacchi da internet: «Non potevo credere ai miei occhi, la notizia mi aveva paralizzato, non potevo capirlo».

Jens, che è stato diplomatico all'ambasciata norvegese a Londra, è ora in pensione e vive a Cournanel, un piccolo villaggio nel sudovest della Francia. «Dovrò vivere con questa vergogna per il resto della mia vita, la gente mi collegherà sempre a lui», ha detto l'uomo, aggiungendo di non aver avuto contatti con il figlio da quando quest'ultimo ha compiuto 16 anni nel 1995. Ha poi aggiunto che è stato il figlio a voler troncare i contatti e ha detto: «Non abbiamo mai vissuto insieme, abbiamo avuto solo qualche contatto quando era bambino, fino al 1995. Da piccolo era un ragazzo normale, ma solitario. Non era affatto interessato alla politica».

A dispetto della sua rigida morale sessuale, che lo portava a  stigmatizzare i comportamenti sessuali altrui e i 'numerosi partner'  avuti dalla madre e dalla sorella, Anders Behrig Breivik progettava di «festeggiare» la sua imminente operazione «di martirio» con una bottiglia francese di Chateau Kirwan del 1979 e due «prostitute di alto
bordo». 

Intanto, la polizia francese ha perquisito la casa del padre, e anche i giornalisti si accalcano da ieri davanti alla casa di Jens Breivik, che lì vive insieme con la seconda moglie, Wanda. L'uomo però fino ad ora non si è fatto vedere. Solo la moglie è uscita qualche minuto di casa nella serata di ieri per tentare di convincere i giornalisti ad allontanarsi. Ha anche riferito che il marito avrebbe lasciato la Francia per la Spagna per sfuggire alla pressione dei media. «Abbiamo avuto una notte orribile, non ho dormito. Mio marito è partito per la Spagna», ha dichiarato la seconda moglie di Breivik, anche lei norvegese, aggiungendo di non aver mai visto Anders. Un gruppo di gendarmi è stato posto davanti alla casa di Breivik, ex diplomatico che ha vissuto per anni a Parigi. La vicenda ha messo in agitazione questo paesino di 660 anime nel sud della Francia. Gli abitanti sono stupefatti. Nessuno, dicono, conosceva Jens Breivik, nè il figlio di 32 anni. La coppia si era trasferita nel paesino da poco tempo. «Sono una coppia discreta, praticamente invisibile», ha detto il sindaco del comune, Alain Costes.




ANALISI DELLA FOLLIA
In Italia ci sono "60mila patrioti pronti alla battaglia". Lo sostiene Anders Behring Breivik, l'uomo che da solo ha ucciso quasi cento ragazzi a un meeting del partito laburista norvegese, e altre sette persone con un’auto bomba nel centro di Oslo. Azione quest'ultima, come ormai appare chiaro dalle indagini, puramente diversiva.
UN PAPA CODARDO - I suoi obiettivi erano essenzialmente tre: ilPapa e il Vaticano, diversi partiti politici e ben sedici raffinerie di petrolio. Il suo piano aveva anche una scadenza precisa: il 2083, l'anno della "dichiarazione europea di indipendenza".
Il Papa innanzitutto: per Breivik, che non era cattolico, ma appartenente alla Chiesa luterana norvegese, Benedetto XVI era un nemico, ma non solo: il Papa avrebbe una responsabilità decisiva nella lotta contro l'islam. Ratzinger, cioè, sarebbe un "codardo, corrotto e illegittimo". Ma non solo lui, la Chiesa cattolica italiana in generale è messa sotto accusa: "I preti sono i più strenui difensori dell'Islam... la corruzione va estirpata dal Vaticano".
GLI ALTRI OBIETTIVI - Dopo Papa e Vaticano, Breivik mette sotto accusa diversi partiti politici. Nel dettaglio: Pdl, Pd, Idv, e Udc. Nel suo delirante piano Breivik citava personaggi comeCossiga e Aldo Moro e la politica pro-Islam italiana. Infine si passa alle infrastrutture che supportano la vita economica del nostro Paese. Nel piano sono elencate ben sedici raffinerie di petrolio nel nostro territorio: da quelle di Porto Marghera fino aTaranto, passando per Gela e Sarroch. E ancora: le raffinerie diTrecate e quelle di Milazzo. Come colpire? Bisogna raggiungerle con un barcone da pesca. Per un "attacco di successo" è necessaria una cifra di 30-100mila euro. I danni che si devono provocare devono causare perdite all'Italia che vadano dai "due ai quaranta miliardi di euro".
UN CASO ISOLATO? – In queste ore molti autorevoli esperti di politica internazionale e strategia militare si stanno interrogando su quanto accaduto in Norvegia e su quali siano l’origine di questo fenomeno e i rischi effettivi per altri paesi dell’Unione. Per Vittorio Emanuele Parsi, interpellato da IlSussidiario.net, però in Italiapossiamo stare più tranquilli: “Da noi l’immigrazione non è un fenomeno così massiccio. C’è, inoltre, un’impostazione culturale diversa, in cui la Chiesa cattolica ha svolto il ruolo di educatore popolare”.