se la discussione contrapposta ma civile lascia spazio alla guerriglia da vietnam, se la libera espressione viene repressa a colpi di manganelli e lacrimogeni,se la risposta, sollecita, da parte di chi protesta ha la traiettoria di sassi o proiettili di ammoniaca sparati in faccia alle forze dell'ordine, piazzati lì dalla politica politicante che sa rispondere solo con la violenza, sinceramente,non so più cosa pensare.

abbiamo sentito tanto, troppo in questi giorni.
Abbiamo udito lo scoppio di bombe carta, le urla di aiuto, le rischieste di soccorso da parte di manifestanti ma anche di poliziotti. abbiamo udito grida sguaiate, insulti, invettive, elucubrazioni ridondanti ma incomprensibili ai più che la val di susa non l'hanno mai vista, nemmeno di passaggio.
in effetti tanto si è visto, scritto, udito, sentito, detto. Ma poco sulle reali ragioni che hanno in pochi giorni portato una valle verdeggiante di colline in fiore al caldo torrido del sole di prima estate a divenire un campo di battaglia con tanto di postazioni di ripiego, bersagli primari e obiettivi di conquista.
L'unica verità che rimane scolpita nelle menti e nei cuori di noi, inermi telespettatori, è la drammaticità degli eventi documentati dai media e la certezza di uno "scollamento" inesorabile, fatale, ineluttabile della politica dalla risoluzione delle problematiche contingenti.
la prima garanzia, la prima difesa della libertà di una democrazia sta proprio nella capacità della politica di convogliare la dialettica delle espressioni, delle idee,delle contrapposizioni,degli scontri verbali,del dibattito circa problematiche importanti la vita pubblica; nella capacità di saper interpretare e parlare "alla pancia" del popolo, trovando il compromesso spendibile tra interesse privato ed interesse collettivo.
seppur l'interesse pubblico avesse una valenza maggiore trovare le giuste contromisure e le parole adatte affinchè si resti sempre nello schema della giusta contrapposizione, della dialettica civile, del rispetto del prossimo.
se la risposta non è questa, è evidente, non certo audace, auspicarsi un rapido ricambio generazionale del vertice dirigenziale di questo paese: una classe politica che impone coercitivamente le proprie scelte, giuste che fossero, non appartiene ad una scelta democratica, ma ad un regime autoritario e liberticida. Ed in questa ottica, la risposta dei manifestanti, non è giustificabile, ma, in certa misura, comprensibile.
(Alfonso Zito)